dal catalogo "Gustavo Millozzi fotografo" 2004

 

Mi si chiede di scrivere due righe per questa pubblicazione che festeggia i settant'anni di Gustavo. Io sono imbarazzato, molto imbarazzato. Mi sono sempre, dico sempre, rifiutato di scrivere prefazioni ai libri. Gli amici lo sanno.

Non è perché non voglio scrivere, è perché non sono bravo né a scrivere, né a parlare. L'ho detto tante volte, che ho scelto di fare il fotografo proprio perché con la macchina fotografica potevo ugualmente comunicare con gli altri e raccontare quello che, come dice Henry Cartier Bresson, ho "nella mente, negli occhi e nel cuore".

Cosa dire a Gustavo nel giorno dei suoi settant'anni, io che li ho passati da alcuni anni? Come non diventare nostalgico, forse troppo nostalgico? Come non ricordare gli anni dei nostri inizi nel fantastico mondo della fotografia a Venezia? Le serate nebbiose, le riunioni nelle fredde e umide sale delle Prigioni a Palazzo Ducale. Le lunghe, interminabili, fruttuosissime e accese discussioni con i nostri grandi e indispensabili maestri, Paolo Monti e Toni del Tin, con gli amici Bigaglia, Bolognini, Bruni, Cadamuro, Dell'Agnese, Del Pero, Gasparotto, Giacobbi, Mantovani, Puntin, Rosso, Scattola, Tramontini e tanti altri.

E come non ricordare le "gite fotografiche"con lo straordinario Beppi Bruno, gli incontri con i maestri che hanno fatto la storia della fotografia italiana: Bevilacqua, Branzi, Camisa, De Biasi, Giacomelli, Ferroni, Migliori, Parmiani, Roiter?

Poi le nostre strade si sono divise, Gustavo a Padova, io a Milano. Gustavo ha lasciato la macchina fotografica, ma non la fotografia. E' diventato un organizzatore, un formidabile organizzatore di mostre, concorsi, incontri, premi, fiere. Io mi sono dedicato solo alla macchina fotografica, forse troppo.

Ora che Gustavo compie settant'anni, cosa gli si può augurare? All'età in cui normalmente si va in pensione, noi abbiamo una grande fortuna: la fotografia ci ha mantenuto giovani. In questa nostra nuova gioventù, e mi ci metto anch'io, auguro a Gustavo di fare un po' meno l'organizzatore e di riprendere più spesso in mano la macchina fotografica. Sono sicuro che farà buonissime fotografie.

                          Gianni Berengo Gardin