dalla rivista "Fotografia" - Febbraio 1961

 GUSTAVO MILLOZZI

giovane fotografo

Gustavo Millozzi è un giovane di ventisei anni: fa parte del Circolo Fotografico Veneziano "La Gondola" e si distingue per il suo gusto limpido. Ricordiamo tre suoi tipici ritratti di giovani donne per ognuna delle quali la fotografia dice il carattere. C’è la fanciulla spirituale che vive dei suoi sogni, la signorinetta che sente altezzosa il fascino degli anni primaverili; la ragazza che sottolinea nello sguardo pronto e nei capelli scomposti un ambiente a volte fatuo, a volte più severo, dove è presentazione spettacolare di abbigliamenti femminili.

Ma il Millozzi va ricordato anche per le sue fotografie "en plein air" senza particolari strutture formalistiche, in cui segue ben precisi presupposti estetici dando il massimo risalto ad aperte visioni paesistiche, strutture secche, precise e ben delineate.

I giovani che si affacciano alla ribalta fotografica degli ultimi anni (è inutile, sia detto per inciso, fare le solite distinzioni tra dilettantismo e professionismo, perché le ultime leve dei dilettanti sono agguerrite, hanno un buon gusto di piglio cosmopolita ed insomma non si rifugiano nella proverbiale arcadia del bello retrodatato) hanno, rispetto ai più anziani, la grande fortuna di aver trovato un terreno già pronto, sul quale si sono da un pezzo sopite le annose discussioni del "bello", del "funzionale", del "necessario", e dove i risultati raggiunti sono per lo meno attendibili sul piano della storicità artistica.

Oggi tutti viviamo in una civiltà che, non tenendo affatto conto delle voci spirituali della cultura, si rifugia ogni giorno di più nelle velleità, nelle volontà formali.

Le arti, il costume, la moda, i nostri stessi pensieri si uniformano, si standardizzano. E’ facile raggiungere un limite medio di "décor", di "bon-ton" a qualsiasi categoria di gusto vogliate riferirli. Nell’arte, poi, essendo finita da un pezzo la pretesa, da parte della critica e del pubblico, della "costruzione" chiara ed oggettiva, siamo alla mercè degli sperimentalismi. Quindi è tutt’altro che difficile impadronirsi dei ferri del mestiere.

Facciamo il solito esempio della pittura astratta, che ai dì nostri è passata perfino nel repertorio dei grandi empori popolari, nel bagaglio decorativo della gente comune (vedere arredamenti, moda, edilizia commerciale e via dicendo): tutti son capaci di fare i segnetti, segnacci, ghirigori dei vari maestri (dal lato pratico è quindi difficilissimo che qualcuno possa adesso diventare maestro, caposcuola).

Giuseppe Turroni